Sul Futuro


 
Più seriamente, ci furono precursori della ricerca scientifica che veramente – e sorprendentemente – riuscirono a calcolare e prevedere il moto degli astri. Ma fu l’avvento della scienza moderna che ci permise di dissipare le nebbie della leggenda e della superstizione e di indagare il futuro su basi razionali e affidabili, con un margine di errore sempre più stretto.
Oggi, per esempio, siamo in grado di programmare le nostre vacanze conoscendo in anticipo come sarà il tempo la prossima settimana; o, a un livello più alto, formulare programmi di politica economica prevedendo le tendenze dei mesi e degli anni successivi.
Tuttavia, i sistemi previsionali di oggi sembrano concentrarsi su argomenti di breve termine piuttosto che ampliare la visione a orizzonti più vasti; meno rilevanti, ai fini della previsione, sembrano essere le grandi questioni che riguardano il futuro a medio e lungo temine del nostro Pianeta e quello della nostra vita su di esso.
Al principio dei tempi, il Creatore invitò i nostri progenitori a “crescere, moltiplicarsi e riempire la terra” (cfr. Genesi 1,28); ma la divina esortazione sembra oggi essere largamente superata: la popolazione mondiale si sta sempre più stringendo all’interno dei confini invalicabili del Globo, la sua crescita è più rapida di quella della disponibilità di energia, serie preoccupazioni stanno sorgendo per la disponibilità di acqua potabile.
Per riassumere, il tempo con cui si consumano le risorse è diventato più breve di quello necessario alla loro riproduzione.
Siamo in prossimità dell’Apocalisse? Per rispondere alla angosciosa questione, dovremmo prendere in considerazione due gruppi di drivers che stanno operando l’uno contro l’altro.
Il primo potremmo chiamarlo “i drivers per la salvezza”; comprende il progresso scientifico e tecnologico, la globalizzazione, e, ovviamente, il comportamento degli uomini.
Il progresso scientifico e tecnologico, se non usato male, è una potente leva per il diffuso miglioramento della qualità della vita, l’efficienza nell’uso delle risorse, la realizzazione di nuovi modelli di agricoltura.
La globalizzazione è una medaglia a due facce; da una parte, può essere una prateria senza limiti percorsa dalle scorrerie dei briganti della finanza, dall’altra parte può dare, a tutti, opportunità di scambio di esperienze, aiuto reciproco, diffusione di nuove tecnologie, nuove risorse, nuove forme di energia; in due parole, sulla globalizzazione si possono gettare le fondamenta di uno sviluppo pacifico dell’intera comunità mondiale.
E’ bene osservare, a tale proposito, che, nonostante le ingiustizie che essa comporta, da quando la globalizzazione ha cominciato ad affermarsi, il solco tra povertà e ricchezza del mondo si è andato progressivamente stringendo.
Quale faccia di questa medaglia, ci troveremo di fronte, dipende dal terzo elemento cui ho fatto riferimento: il comportamento degli uomini, e cioè la loro volontà di lasciare ai loro figli un Pianeta sano e vivibile per tutti.
Il gruppo di drivers alternativo è “il cammino verso la catastrofe”.
In esso c’è la pratica del beggar thy neighbour nello sfruttamento delle risorse naturali, ci sono gli egoismi personali e i risorgenti nazionalismo, la visione di breve termine in economia e in politica, orientata a sfruttare il presente a qualunque prezzo, senza preoccuparsi di quello, ben più grande, che sarà necessario pagare in futuro.
E’ ancora il fattore umano a determinare il percorso verso la salvezza e a evitare la catastrofe.
A questo fine, è fondamentale coinvolgere i giovani: “insegnare futuro” dovrebbe essere uno degli argomenti centrali della formazione.
Tutti, ciascuno nel suo ruolo, pubblico o privato, siamo chiamati a questa sfida storica.
Nessuna goccia di pioggia può ritenere di non avere responsabilità nell’alluvione, nessuno può illudersi di trovarsi domani dalla parte del vincitore in questo gioco win-lose.
Il futuro non sta più sulle ginocchia degli dei: è – già oggi- nelle nostre mani.
 
Mario Bartocci