Knowledge-Based Enterprise

 
Possiamo partire dalle persone, “knowledge worker“.
Ogni persona è a sua volta un sistema complesso, in modo ricorsivo, frattale, fino alle cellule, che sono un sistema complesso, etc. Partendo dalla persona, possiamo vederla come un pendolo che oscilla tra due estremi: la conoscenza da una parte e la competenza dall’altra. La conoscenza ci serve per arricchirci, la competenza ci serve per concretizzare in azioni. La conoscenza è divergente, la competenza è convergente. La conoscenza alimenta la competenza, la competenza crea valore.
La persona poi si deve trovare in un luogo accogliente, dove la bellezza (Adriano Olivetti) è componente essenziale dell’ambiente di lavoro (“places“).
La persona entra in relazione con altre persone: si scambia dati (file, dove lo scambio è essenzialmente tra macchine), informazioni (visualizzazioni, interpretazioni, la macchine estraggono dal BigData sintesi intelligibili dalle persone) e conoscenza (livello fortunatamente riservato esclusivamente agli esseri umani, le macchine si fermano all’informazione). Poi, volendo, gli esseri umani possono anche tentare di arrivare alla saggezza…
 
Le persone si scambiano conoscenza basandosi su una infrastruttura informatica, fondamentale per passare dal dato all’informazione alla conoscenza. Il BigData non è per gli esseri umani.  “We remember dreams, not data” (Patrignani, 1985).
Quando le persone si scambiano conoscenza, nel Gruppo Loccioni l’idea è il punto di partenza. Un’idea che nasce dalla creatività delle persone. La creatività però deve dimostrare maturità, attraverso la fattibilità. Se supera lo scoglio della fattibilità allora vale la pena investire in un prototipo. Se il prototipo funziona, si può trova lo sponsor (cliente) che chiede di ingegnerizzarlo. Nasce un progetto. Nasce un prodotto o un servizio che ci fa vivere meglio, che riduce o, più precisamente, rallenta l’entropia. Le quattro fasi di “creativity, feasibility, prototyping, engineering” sono la fucina della sartoria tecnologica Loccioni. Crea valore. Dati che creano valore. Le quattro fasi sono una mini-azienda, sono il “frattale”, il sistema complesso che si ripete in modo ricorsivo. Se funziona, potrebbe esserci uno spin-off: nasce un’altra azienda…
 
La creatività che alimenta la conoscenza ci stimola in continuazione e raramente ci induce a fermarci a riflettere. Eppure bisogna farlo, non possiamo sempre divergere, la conoscenza deve, ogni tanto, sedimentarsi in competenza: la possibilità di trasmettere ad altri l’esperienza, di rendere ripetibile il progetto! Ecco quindi che le persone “knowledge worker” hanno bisogno di un’infrastruttura, una “knowledge worker infrastructure“, l’abbiamo chiamata “kiwi“. La kiwi permette di arricchire la conoscenza “curiosity driven”, poi di renderla da tacita a esplicita. La kiwi permetta anche di reperire le informazioni su un progetto di tanti anni fa, chi lo ha fatto, quali competenze aveva, quali difficoltà ha incontrato, … perché potrebbe capitare un progetto molto simile. Le conoscenze devono alimentare i depositi di competenze.
 
Ecco che allora attorno alle persone (“people“), ai luoghi (“places“, la bellezza) abbiamo bisogno di silicio, di hardware e software, di cose, “things“, la kiwi appunto. Abbiamo anche bisogno di norme dove ci riconosciamo, di processi che ci guidano dalla conoscenza verso la competenza, abbiamo bisogno di percorsi (“processes“) che ci aiutino a non divergere soltanto.
 
Ricapitolando, le persone si scambiano dati-informazioni-conoscenza in una stakeholders network che necessariamente è open, alle università, ai clienti, ai fornitori, ai collaboratori, ai policy-maker, …
Le reti di stakeholders si stratificano in almeno quattro layer: creativity-feasibility-prototyping-engineering. Tutti interconnessi. Il sistema sta insieme perché c’e’ una membrana cellulare permeabile costituita da “people“, “processes“, “places” e “things“.
 
Essendo un sistema complesso, possiamo solo tentare di cogliere la sua proprietà emergente, non possiamo “vederla”, non possiamo ricercarla nei sottocomponenti. Una molecola di un elastico non è elastica. L’elasticità è una proprietà emergente di un sistema complesso di miliardi di molecole…
Quale sarà allora la proprietà emergente di un sistema complesso (artificiale), come la knowledge-based enterprise? L’etica.